La Commissione Finanze della Camera ha approvato la riforma del catasto. Vediamo in che cosa consiste.
Riforma del Catasto: cosa cambia
La riforma catastale consiste nell’inserimento di nuovi princìpi e criteri direttivi per la modernizzazione degli strumenti di mappatura degli immobili e la revisione del catasto dei fabbricati. L’articolo 6 del disegno di legge delega il Governo a modificare il sistema di rilevazione catastale degli immobili, introducendo nuovi strumenti con i quali i Comuni e l’Agenzia delle Entrate possano più facilmente individuare e ‘classare’ correttamente gli immobili.
Le informazioni presenti nel catasto dei fabbricati dovranno essere integrate attribuendo all’unità immobiliare un valore patrimoniale e una rendita attualizzata rilevati in base ai valori di mercato, anche attraverso meccanismi di adeguamento periodico.
Per le unità immobiliari di interesse storico o artistico saranno previste adeguate riduzioni del valore patrimoniale medio ordinario, considerati i più gravosi oneri di manutenzione e conservazione. Nella riforma del Catasto le nuove informazioni non dovranno essere utilizzate per la determinazione della base imponibile dei tributi derivanti dalle risultanze catastali né, comunque, per finalità fiscali.
Riforma del Catasto e impatto immobiliare
La riforma del Catasto impatterà sullo stock immobiliare italiano, composto da quasi 76,5 milioni di immobili o loro porzioni, di cui quasi 66 milioni censiti nelle categorie catastali ordinarie e speciali, con attribuzione di rendita. A questi si aggiungono le oltre 1,2 milioni di unità immobiliari urbane non censite in catasto emerse attraverso le attività di fotoidentificazione.
In termini di rendita catastale, la quota maggiore è rappresentata dagli immobili del gruppo A e C, che corrispondono a quasi i 2/3 del totale. Le unità del gruppo D rappresentano, di contro, una rilevante quota di rendita del patrimonio immobiliare italiano, oltre il 28%, a fronte di una quota di solo il 2,5% in termini di numero di unità.
Via Edilportale